(musica: V. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi) Non mi svegliate ve ne prego ma lasciate che io dorma questo sonno, sia tranquillo da bambino sia che puzzi del russare da ubriaco. Perche volete disturbarmi se io forse sto sognando un viaggio alato sopra un carro senza ruote trascinato dai cavalli del maestrale, nel maestrale... in volo.
Non mi svegliate ve ne prego ma lasciate che io dorma questo sonno, c'e ancora tempo per il giorno quando gli occhi si imbevono di pianto, i miei occhi... di pianto.
(musica: G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi) Tu chi sei, citta non citta che vivi appesa in giu alle tue corde d'aria ferma. Travi, tubi senza dimensioni, freddi quarzi invecchiati. I tuoi mille ascensori di carta velina che vanno su e giu senza posa, nessuno che scende, nessuno mai sale.
Sottile non citta che reggi tutto su niente : ogni retta poggia su se stessa, ogni curva su se stessa, assurdi equilibri spostati. Luci opache le tue rare stelle, il tuo sole e spirato.
Che altro ti resta se non l'uomo nudo che io vedo ogni giorno quel pazzo padrone, poeta o predone che vive sull'ultima trave. Si frega le mani poi ride, o non ride... saltella leggero dal trave a una curva ma oggi l'ho visto tuffarsi nel vuoto cosi d'improvviso pero non so dire se urlasse o ridesse.
Qui il vento non soffia i rumori ma c'e il silenzio che sa scrivere nell'aria ferma. Sottile non citta fra i tuoi perenni grigi sola.
(musica: V. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi) Forte treno impaziente treno dritto sulla giusta via sei arrivato. Ad ogni passo baci i miei stivali, terra mia, ti riconosco. Possente terra come ti invocavo nei primi giorni in cui tuonava il cannone. Montagne che fermate il mio respiro, siete sagge come allora ? Lascia il fucile la mia spalla e cade giu la gloria la gloria ?! Torna l'uomo con la sua stanchezza infinita.
E sono questi i giorni del ritorno quando sui canneti volan basse le cicogne e versano il candore delle piume dentro i campi acquitrinosi, e poi fra i boschi volan via. Sono questi i giorni del ritorno rivedere viva la mia gente viva, vecchi austeri dalle lunghe barbe bianche le madri fiere avvolte dentro scuri veli. E piange e ride la mia gente e canta... allora e viva la mia gente, vive. Canti e balli nella strada volti di ragazze come girasoli cose che non riconosco piu. Per troppo tempo ho avuto gli occhi nudi e il cuore in gola. Eppure non era poca cosa la mia vita. Cosa ho vinto, dov'e che ho vinto quando io ora so che sono morto dentro tra le mie rovine. Perdio ! ma che m'avete fatto a Stalingrado !?!
Difensori della patria, baluardi di liberta ! Lingue gonfie, pance piene non parlatemi di liberta voi chiamate giusta guerra cio che io stramaledico !!! Dio ha chiamato a se gli eroi, in paradiso vicino a Lui. Ma l'odore dell'incenso non si sente nella trincea. Il mio vero eroismo qui comincia, da questo fango. T'ho amata donna e parleranno ancora i nostri ventri. Ma come e debole l'abbraccio in questo incontro. Cosa ho vinto, dov'e che ho vinto quando io, vedo che, vedo che niente e piu lo stesso, ora e tutto diverso. Perdio ! ma che cos'e successo di cosi devastante a Stalingrado !?!